Soli in scena una narratrice e un musicista ci raccontano le vicende di Odisseo, l’uomo partito lontano che cerca di tornare a casa, e di Penelope, la donna che lo aspetta.
La narrazione, costellata di frammenti, immagini e tracce musicali, adotta diversi punti di vista e si concede improvvisazioni e deviazioni… così facevano i canti orali trasmessi di generazione in generazione dagli aedi, i raccontastorie di un tempo, i primi che raccontarono l’Odissea…
E’ uno spettacolo nato dal desiderio di diffondere un grande classico intramontabile: una storia eterna, intricata e complessa da raccontare, che conserva in grembo i semi della nostra modernità e dei valori che ancora oggi tentiamo di difendere, primo tra tutti il dovere di accogliere chi arriva da lontano.
La scena è minimale e al tempo stesso evocativa: un mare di libri e una lavagna, a ricordare il mondo della scuola, senza nominarla mai; il testo è scorrevole e divaga tra improvvisazioni, narrazioni e citazioni originali dell’opera in versi. Per fare teatro a volte basta una voce, una chitarra e una buona storia da raccontare.
I personaggi. Lei, la narratrice, è una divoratrice di libri con una forte tendenza a naufragare nelle citazioni; lui, il musicista, dell’Odissea sa ben poco.
Si trovano in scena, insieme, quasi per caso, intrecciando parole e musica, bisticci e interruzioni, per raccontarci le vicende di Ulisse, l’uomo partito lontano che da vent’anni cerca di tornare a casa, e di Penelope, la donna che lo aspetta. Una narrazione costellata di frammenti, di immagini, di musica e parole.
Lo spettacolo. Dentro i ventiquattro libri dell’Odissea i temi sono infiniti, davvero troppi per essere raccontati con precisione uno a uno. E così bisogna scegliere: come si fa? Quale criterio avrà mai adottato la narratrice per selezionare, togliere, illuminare alcune immagini per offuscarne altre?
Il finale è sorprendente e al tempo stesso confortante:
raccontare è un gesto d’amore, sempre, così come studiare. Ci viene più facile quando le pagine parlano di noi, e ci confidano qualcosa che da soli non sappiamo dire.
Ecco perché l’Odissea è un racconto che ritorna, che non muore mai, che cambia sotto i nostri occhi ma che presenta anche dopo tremila anni, avventure moderne, contemporanee e quotidiane. La scena della vita è sempre la stessa: un eroe parte, incontra ostacoli e pericoli, e per farcela deve usare ciò che si trova tra le mani: paura e coraggio. L’Odissea ha ancora tanto da dire, ciò che non siamo riusciti a spiegare vi sta aspettando… Leggetelo da soli.